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Motivazione ed Entropia: un equilibrio perfetto

Ph. Gaia Gorni
Ph. Gaia Gorni

Ci sono momenti della vita in cui lavoro come una matta, arrivo a sera stremata, crollo letteralmente sul divano, ma nonostante la stanchezza mi sento bravissima, totalmente soddisfatta, la regina del mondo. Quasi come se fossi "drogata", più lavoro e più ne vorrei. Mi sento felice, carica a palla e ho una forza dentro che spaccherei le montagne

 

Poi ci sono periodi in cui mi sento di correre come un criceto su una ruota, inutilmente, so di fare mille cose ma poi mi guardo intorno e ne dovrei fare altre mille, non ci arrivo mai in fondo. Mi sento stremata, infelice, insoddisfatta, come se non combinassi nulla di buono. A volte mi capita di passare le notti insonni a pensare a tutto quello che dovrei fare oppure ad un minimo contrattempo esplodo in rabbia e pianto isterico.

 

Capita anche a te di oscillare tra queste due sensazioni opposte?

 

Se si, hai (involontariamente) scoperto che c'è una linea sottile tra appagamento e burnout, e ciò che separa uno dall'altro sono due discriminanti:

 

  • la Motivazione e
  • l'Entropia

Fai quello che ami...

 

...e non lavorerai mai un giorno in vita tua, diceva un adagio.

 

Se nel tuo lavoro trovi uno scopo immenso, ne trai carica e significato, se appena ti metti a lavorare entri in uno stato di flusso mentale ed operativo che ti fa andare avanti per ore e sei felice di tutto il tempo che investi nella tua professione: complimenti! Ti trovi in un posto di lavoro meraviglioso dal quale ricevi una motivazione pazzesca!

 

Ma sappiamo che non per tutti è così, o non in tutte le fasi della nostra vita.

In passato per esempio puoi aver sperimentato lavori davvero poco motivanti.

 

Prendi per esempio Jeff Bezos, un datore di lavoro con una visione futuristica della logistica, il creatore di un servizio che in meno di 24 ore può far arrivare alle case di tutto il mondo qualsiasi tipo di bene. Se ci pensiamo... wow!! Ma i suoi migliaia di dipendenti condivideranno la sua stessa vision? Saranno motivati a dare il massimo?

O paradossalmente saranno battuti in motivazione dai dieci dipendenti di una piccola start up ultraspecializzata in logistica robotica, super fanatici di ciò che fanno?

 

La mancanza di motivazione non è questione di mancanza di manodopera (Amazon ne ha in abbondanza), nè la quantità di ore lavorate (probabilmente nella startup si lavora molto molto di più!)

Non è nemmeno il denaro (quello potrebbe essere un incentivo iniziale o un palliativo momentaneo per trattenere una persona che se ne vuole andare), ma poichè lo stipendio non potrebbe crescere all'infinito finirebbe per non essere determinante.

 

Secondo lo psicologo Frederick Herzberg l'aumento della motivazione può venire solo attraverso aspetti come

  • il lavoro stimolante
  • il riconoscimento
  • la responsabilità
  • la crescita personale.

Questo spiega come mai, funzionari o dirigenti con stipendi alti/molto alti dopo qualche anno di permanenza in una azienda inizino a lamentare noia, insoddisfazione e desiderio di cambiare.

Se la natura di quel lavoro non si allinea con i loro valori o le loro curiosità, se dopo un periodo di arricchimento e crescita si sentono in uno stallo, allora sembrerà che stiano annaffiando una pianta che sembra a posto all'esterno, ma le sue radici stanno rapidamente decadendo.

Essere morti all'interno alla fine troverà la strada per l'esterno, non importa quanto ti sforzi per prenderti cura delle apparenze.

 

La soluzione a questo punto è soltanto una: cambiare.

Azienda, mansione, reparto, o in casi estremi mestiere (o diventare liberi professionisti!) uscire dalla zona di confort e lanciarsi in una nuova avventura!

 

 

Sistemi ordinati e sistemi disordinati

Ph. Gaia Gorni
Ph. Gaia Gorni

L'Entropia è un concetto della termodinamica, una grandezza con la quale viene misurato il livello di disordine presente in un sistema fisico. Più un sistema è disordinato maggiore sarà il rilascio di energia (e di conseguenza l'energia dispersa)

 

Cosa c'entra con il nostro lavoro? Te lo spiego subito.

Pensa alla tua azienda come ad un sistema e alle persone come a particelle che si muovono in quello spazio: più si muoveranno e opereranno in flussi ordinati e predeterminati, meno disperderanno energie.

Al contrario più c'è caos e disordine e più ci saranno energie rilasciate e disperse.

Detto altrimenti: farai molta più fatica del necessario!

 

Ci sono svariati motivi per i quali il disordine e la fatica aumentano:

  • disordine tra lavoro e vita privata (pensa a quanto siano diventati labili con lo smartworking i confini tra queste due parti della vita negli ultimi due anni)
  • disordine nelle proprie priorità (ci è richiesto di essere sempre sul pezzo e performanti, ci inculcano che il risposo non è produttivo, ma il riposo è NECESSARIO!)
  • disordine nei ruoli aziendali (chi fa cosa)
  • disordine nelle direttive (indicazioni poco chiare)
  • e via dicendo...

Essere stanchi è normalissimo, ma tante volte cerchiamo di tenere duro, di proseguire anche se abbiamo esaurito tutto lo sforzo produttivo: si chiama burnout.

 

Purtroppo ci hanno abituato a pensare che la quantità di ore lavorate sia determinante e molti datori di lavoro pretendono orari flessibili e straordinari (allo stesso modo molti liberi professionisti stanno fino a notte davanti al pc): che senso ha spremersi come limoni fino all'esaurimento? Pensi davvero che quell'ora contribuirà in modo sostanziale alla tua produttività?

 

Ti assicuro di no: meglio riposarsi, far fluire i pensieri e ricominciare domani, con un piano preciso, freschi e riposati.

 

Un non facile equilibrio

Ovviamente entrambi questi aspetti richiedono un equilibrio.

 

Un lavoro ben pianificato, con strumenti come le liste e una bella agenda che ci aiutino a definire le priorità è auspicabile, ma se diventiamo troppo vittime dell'inquadramento otterremo giornate sempre uguali, totalmente prevedibili e a lungo andare noiose e poco motivanti.

Dall'altro le sfide sono fortemente motivanti, ma se ci avventuriamo dentro di esse senza un piano potrebbe essere come una nave vittima della tempesta, sballottati qua e la dal vento con vele stracciate e timone rotto.

Non credo sia auspicabile nessuno dei due scenari

 

Quindi vai, buttati nella sfida, non dire di no al nuovo progetto del tuo capo o dei tuoi collaboratori!

Ma quando sentirai che la sopraffazione aumenta, tira i remi in barca, prendi fiato, riposa e studia un piano.

Vedrai che la tempesta in realtà è solo una piccola onda da cavalcare consapevolmente.

 

È un privilegio straordinario risolvere i problemi a cui tieni.

Assicurati solo di essere in grado di ricordare a te stessa che è un privilegio ma solo ogni volta che ne hai le forze!