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Cambiare per rinascere

Tutti noi abbiamo dei momenti di crisi profonda.

Chi perde il lavoro, chi perde l'amore, chi combatte contro una pesante malattia.

Sono tutte situazioni estremamente destabilizzanti che hanno ripercussioni, come uno tsunami, in tutta la nostra vita.

 

Magari ti separi e perdi anche il giro delle amicizie, perchè erano soprattutto "sue amicizie" quindi non solo sei single ma anche senza una spalla per sfogarti.

Ti licenziano e avresti bisogno di svagare la mente, ma pensi che non hai uno stipendio quindi ti chiudi in casa, per risparmiare, non esci, non ti rilassi, ti perdi in pensieri autoinclusivi che ti fanno dare di matto.

 

Eppure, anche se stenti a crederci, potrebbe essere l'occasione della vita.

Tokyo, 1 ottobre 1964

Siamo a Tokyo in una mattina del 1964, il primo ottobre per la precisione.

Tra nove giorni (il 10 ottobre) inizieranno i Giochi Olimpici.

 

E' una occasione d'oro per il Giappone, tutto deve essere perfetto, e mostrare al mondo intero che l'Impero del Sol Levante è vivo, ricco e prospero.

 

Già perchè fino a qualche anno prima le cose non andavano esattamente benissimo.

Il Giappone aveva perso la Seconda Guerra Mondiale nel 1945, aveva speso nel conflitto circa un un terzo della sua ricchezza nazionale, aveva subito le bombe atomiche, erano morti due milioni di civili, e il suo territorio era occupato militarmente dagli Stati Uniti d'America (lo sarà fino al 1952)

La crisi economica e sociale era fortissima.

 

Grazie ad una serie di scelte oculate (tra cui quella di impiegare solo l'1% del proprio prodotto nazionale lordo in spese destinate agli armamenti) a partire dagli anni '50 il Giappone rifiorisce; il culmine lo raggiunge al 1958 quando Shinji Sogo, presidente delle Ferrovie di Stato, convinse il Governo ad investire nella rete ferroviaria, ripescando un progetto chiuso nel cassetto dal 1943, quando si era troppo concentrati nella guerra per pensare ad altro: un treno superveloce, lo Shinkansen.

 

Il 1 ottobre 1964, il Tōkaidō Shinkansen fece il suo primo viaggio: collegava Tokyo e Osaka.
Normalmente si impiegavano 6 ore e 40 minuti per percorrere la distanza, il treno Shinkansen Serie 0 poteva correre a 210 km/h e impiegava solo 4 ore (già un anno dopo la velocità arrivò a 220 km/h e il tempo a 3 ore e 10 minuti) 
Questo straordinario risultato rese possibili escursioni giornaliere tra la due città (le più grandi del Giappone all'epoca) cambiando lo stile di vita dei giapponesi e diventando rapidamente il mezzo più usato dagli uomini d'affari per gli spostamenti di lavoro.

Il servizio ebbe un successo immediato, raggiungendo i 100 milioni di passeggeri in meno di tre anni e il miliardo di passeggeri nel 1976. Nel 1992 il Tōkaidō Shinkansen era senza alcun dubbio il treno più utilizzato al mondo, con una media di 23.000 passeggeri ogni ora.

 

Vale anche la pena segnalare che ad oggi gli Shinkansen sono i treni più sicuri al mondo: su tutta la linea nazionale (che nel frattempo si è naturalmente espansa coprendo tutto il territorio) si registrano solo due deragliamenti in 56 anni di servizio, di cui uno dovuto ad una tempesta di neve. In entrambi i deragliamenti la conta delle vittime è stata pari a zero.

Effetto Shinkansen

Hai già capito dove ti stò portando?

Da una catastrofe come la guerra, la crisi nera di una intera nazione, ad una eccellenza mondiale.

 

Ma come si ottiene uno Shinkansen da una crisi?

Quando nel 1993 Jack Welch, allora presidente della General Electric chiese a ad Eiji Mikawa, il responsabile della succursale di General Electric a Tokio, come riusciva ad ottenere risultati di gran lunga migliori della casa madre, Mikawa rispose: se si desidera che un treno aumenti la sua velocità massima di 10 km/h, sarà sufficiente aggiungere più cavalli al motore; tuttavia, se si desidera che passi da 150 km/h a 300 km/h, occorre fare un progetto del tutto diverso.

 

Già, bisogna cambiare le ferrovie, costruire infrastrutture adeguate, studiare il vento e l'aereodinamica... Si cambia tutto!

E i giapponesi, già noti per la loro proverbiale autodisciplina, avevano cambiato tutto, a partire dalla mentalità e l'avevano applicata a tutti gli ambiti della vita.

 

Quindi prendiamo le parole di Eiji Mikawa e traiamone la massima ispirazione: riprogettare tutto.

 

Si chiama proprio Effetto Shinkansen, e indica quei cambiamenti radicali che conseguono una crisi profonda che lascia segni indelebili. Facile a dirsi, meno a farsi, soprattutto quando la zona di confort ha un richiamo irresistibile.

  • partiamo dalla mentalità, è la prima cosa: senza paura dobbiamo decidere che così non va e ci vuole un cambiamento
  • mettersi in discussione, in tutto, dalle routine di base, ai rapporti interpersonali, alle nostre certezze. Abbandonare la malefica frase "ho sempre fatto così"
  • affrontare il problema. Sedersi e fare una analisi: cosa non va nella mia situazione attuale? cosa voglio? di cosa ho bisogno? posso acquisire le competenze che mi mancano? posso collaborare con qualcuno per farmi aiutare? Tutti questi aspetti vanno studiati e progettati. Più precisi saremo e più le cose si svolgeranno senza intoppi.
  • spirito di sacrificio. Probabilmente sarà enorme, probabilmente in qualche momento ci diremo "ma chi me l'ha fatto fare" ma se abbiamo strutturato un piano seguiamolo, testa bassa, e saremo ripagati ampiamente
  • supporto. Cerchiamo quegli amici e parenti (o di un professionista) che ci dicono le cose sinceramente ma che ci danno sostegno. No a lamentosi, no a disfattisti, no a gente che non fa nulla per cambiare e non vuole vedere il successo degli altri. Scegliamo spalle solide e grintose che ci diano carica.

 

Cambiare tutto per rinascere e sfrecciare a 300 all'ora!