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Cara Simona... il bilancio del 2019

Prosegue la challenge di Elisa ( @didut.lab ) ed Elena ( @acupofweb) di scrivere delle lettere a se stessi.

 

Questa seconda lettera è scritta oggi in questa fine 2019..

 

Il 2019 si sta concludendo alla velocità della luce e sto arrivando "con la lingua fuori" ma ricca di soddisfazione! 

Un bel P I U' quest'anno me lo merito, me lo dico da sola!

 

Finalmente ho imparato a pensare a me stessa e tirare dritta per la mia convinzione, senza curarmi minimamente di cosa gli altri pensano di me, nè tanto meno di cosa si aspettano, l'unica opinione che conta è la mia, e questo sta portando tanti frutti.

Il lavoro di Professional Organizer è davvero una attività ispirante, per me soprattutto perche traggo forza e realizzazione dal vedere le persone concludere una consulenza soddisfatti, con uno stile di vita nuovo di zecca. Era un divertimento, ora più che un lavoro è quasi una missione!

 

 

Ieri mi sono addormentata sul divano, dopo pranzo, mi accade raramente, evidentemente il mio corpo ha detto "stop" ma non si può essere sempre Wonder Woman: bisogna accettare di abbandonarsi e di accettare aiuto, soprattutto da chi ci ama.

Reinventarsi sempre, non essere mai ogni giorno la stessa persona di ieri, perchè ogni giorno hai qualcosa da imparare, da sviluppare, è faticoso. Il cervello macina sempre. Ma per me è sempre stato bellissimo!

 

Tanti miei clienti fanno una fatica bestiale ad uscire dalla loro zona di confort e a volte mi sembra di non riuscire davvero a comprendere cosa significhi, perchè io una reale "zona di confort" non l'ho mai avuta. Ogni volta che ho avuto la sensazione di non star andando da nessuna parte (o semplicemente dove volevo io) ho cambiato la mia vita. Radicalmente.

Questa estate una mia amica me l'ha chiesto: come fai a reinventarti sempre? La risposta giusta è non lo so, lo faccio e basta.

Dopo questa domanda mi sono chiesta se questo mio reinventarmi è davvero positivo, o se è sintomo di un posto nella storia che non ho ancora trovato. Sono dentro un viaggio in crescita costante, o la mia è irrequietezza cronica? Ci sarà un giorno in cui mi dirò "ecco, questo è il mio posto, adesso posso fermarmi"?

 

Guardo mio marito ronfare sul divano insieme al nostro cane: tali e quali. Non vorrei essere da nessun'altra parte.

Quindi si, forse un posto in cui fermarmi l'ho trovato... per il resto ci sarà tempo...

O forse no, e sarà sempre così: almeno un paio di progetti su cui lavorare, altre quattro idee a frullarmi e una decina di attività in to-do-list! 

La confort-zone

Per proseguire nel tuo bilancio su come è andato questo 2019 ti invito a riflettere sul significato della tua confort-zone.

 

Innanzitutto, cos'è una confort zone?

In parole povere sono tutte quelle cose, persone e luoghi che ci fanno sentire bene e al sicuro.

Tutti ne abbiamo una o più: la nostra casa o la cameretta che avevamo da adolescenti; nostra madre o la nonna; un vestito o l'intero armadio; le nostre routine (anche quando sono consapevolmente sbagliate)

Intendiamoci: non c'è proprio nulla di male ad avere delle zone di confort, ma bisogna saperne uscire all'occorrenza.

 

 

Chiediti:

  • qual è la mia confort zone?
  • nell'anno appena passato sono riuscito ad uscirne?
  • se si, che strategie ho messo in atto?
  • se no, cosa me lo ha impedito?

Se avete risposto no, ecco una serie di motivi che potrebbero avervi trattenuto:

  • "tanto non cambia nulla..."
  • "ormai non ho più l'età..."
  • "non ho tempo..." (la mia preferita ovviamente!)
  • "non ce la faccio..."
  • "non ho abbastanza soldi..."

In generale, non so se lo notate: ma tutte queste affermazioni sono giudizi sabotanti, paletti che mettiamo noi stessi ancor prima di aver provato a progettare il cambiamento, la sola idea è talmente spaventosa che ci diamo dei limiti.

Ma chiedetevi anche:

  • se mi buttassi e finisse malissimo, cosa succederebbe?

Scrivetele su un foglio e focalizzatele: probabilmente vi accorgerete che ognuno di quegli scenari è altamente improbabile, e probabilmente trovereste immediatamente delle soluzioni per porvi rimedio. Quindi tutto sommato, niente sarebbe più così spaventoso. Ecco già una spintarella per uscire dalla confort zone!

 

Ora chiedetevi:

  • se mi buttassi e si realizzasse tutto al massimo cosa succederebbe?

Anche in questo caso scrivetelo e focalizzatelo: sicuramente da un lato vi accorgerete che le aspettative sono estremamente alte, ma dall'altro potreste riscontrare che quello che vi immaginate non è poi un sogno campato in aria e che applicandosi e impiegando sul serio le nostre forze è raggiungibilissimo. Ecco una enorme spinta per agire!

 

Probabilmente la verità sarà in mezzo tra lo scenario da sogno e quello catastrofico, tutto sommato già migliorativa dell'attuale situazione che vivete.

Non ci sono formule magiche e abracadabra, ma solo impegno, focalizzazione dell'obiettivo e imparare dagli sbagli, avendo ben presente che la caduta non è una sconfitta ma fa parte del processo di crescita.

 

Pensa: potresti scoprire che oltre il porto sicuro che conosci, c'è un porto ancora più sicuro!