Due anni fa mi sono chiusa fuori di casa come una pirla.
Mi sono resa conto di aver preso le chiavi di casa dei miei invece che le mie quando ho tentato di infilare la chiave nella toppa per chiudere.
Vi descrivo come ero combinata:
- io in abbigliamento molto smart da passeggiata con il cane
- il cane (per fortuna o avrei dovuto far forzare porta o finestre)
- il cellulare in tasca (considerando che a volte esco senza per stare in pace, una vera botta di c... almeno potevo cercare di risolvere)
- le chiavi sbagliate. Nient'altro.
Per la legge di Murphy mio marito Diego era a Cassino (Frosinone) perchè ancora lavorava per il gruppo FCA. Sarebbe rientrato il giorno dopo.
Cinquecento chilometri da casa. Ok.
Ah. Nessuno in quel momento aveva nostre chiavi di scorta. Dopo le abbiamo date a degli amici. Perchè non si sa mai.
Lui non poteva rientrare prima, abbiamo tentato di fare una spedizione lampo delle sue chiavi con un corriere ma ci costava quanto far sfondare la porta e comprarne una nuova e non ci sembravano ragionevoli nessuna delle due opzioni.
Così chiamo mio padre, spiego la situa e, poveretto, viene a raccattarmi per poi portarmi a casa loro e aspettare l'indomani il ritorno di Diego. I miei abitano a Ferrara, 100 chilometri da Modena. Sempre meglio che la capatina da Frosinone!
Non avendo nulla da fare per 24 ore mi sono dedicata al decluttering nella mia vecchia camera.
Erano circa sei anni che non rimettevo le mani nelle cose della mia infanzia/giovinezza.
Un viaggio sempre positivo?
Divertente, malinconico, emozionante, ma positivo no, non sempre.
Perchè i ricordi non sono mai totalmente belli o totalmente brutti, e perchè le situazioni che abbiamo vissuto non sono mai sempre belle o sempre brutte.
Ho ritrovato molte cose legate agli anni della Scuola Superiore; per me quelli non sono bei ricordi, anzi.
A parte alcune eccezioni, non avevo nessuna simpatia per i miei compagni di classe, e sono stata vittima più volte del loro body shaming e del loro bullismo perchè ero "quella ciccia" o peggio
"la balena".
Una volta i genitori non andavano dal Preside a protestare, te la dovevi cavare da solo, ci sono stata male ma oggi la cosa non mi tocca. Ecco che conservare cose non assume più nessun
significato per me: ho buttato i diari pazientemente disegnati, quaderni, libri di scuola obsoleti che nessuno aprirà mai più, anche alcune foto...
Molto meglio l'Università: mi divertivo ad andarci, a studiare, a vivere l'ambiente, respirare a pieni polmoni il profumo della cultura.
I miei bellissimi libri di Storia dell'Arte (con le pagine lucide, i colori ancora oggi vividi, pagati un occhio della testa perchè li volevo tassativamente originali e non fotocopiati) sono rimasti al loro posto.
Ho tenuto un bellissimo quaderno che scrivevo con una mia amica di una classe parallela: prendendo ispirazione da Jack Frusciante è uscito dal gruppo lo tenevamo un settimana a testa. Ce lo scambiavamo di corsa nei cambi dell'ora o all'uscita, e io non vedo l'ora di andare a leggere cosa lei mi avesse scritto. Ci parlavamo così perchè non avevamo tempo di parlarci di persona, e perchè lei aveva un papà piuttosto severo che non la lasciava stare al telefono per ore. Attaccavamo foto delle nostre Spice Girls preferite e dei Take That, scrivevamo chi ci piaceva e chi ci deludeva. Ancora oggi lo trovo fantastico!
Nel mio decluttering ho iniziato ad aprire un cassetto dopo l'altro e a buttare pupazzetti, sassi, fiori secchi, accessori di cose che non posseggo più. Ho buttato due lettori cd portatili (!!!) e un walkman (ri-!!!!!) che aveva anche il microfono e che usavo al Conservatorio per registrarmi mentre suonavo e riascoltarmi.
Ho radunato da una parte tutte le penne, evidenziatori e pennarelli (io sono sempre stata una malata di cancelleria carina!) e ho impiegato almeno un'ora a provarli uno per uno, su fogli riciclati: ne ho buttati due terzi, secchi, inutilizzabili. Ma la bic con cui Alessandro Del Piero mi fece l'autografo nel lontano 1996 no, quella è rimasta li che reliquie toccate da Padre Pio scansatevi!
Poi mi sono dedicata ai vestiti: ho buttato letteralmente tutto.
Non sono stata più di tanto a guardare, toccare, pensare: l'evidenza dei fatti è che se quelle cose sono rimaste sei anni nell'armadio senza che mi passasse per l'anticamera del cervello che
forse potevano servirmi, vuol dire che effettivamente non ne ho bisogno.
Poi è arrivata mia madre, perchè come tutte le mamme quando sente silenzio dalla camera dei propri figli si preoccupa e va a vedere cosa stanno combinando... (anche se sua figlia ha 35 anni!)
"Perchè stai buttando la mia roba?" ...ehm... no veramente è la MIA roba!
"Ma a me piace venirmi a sedere di qua a leggere o dormire quando tuo padre russa e VEDERE le tue cose..."
Capita la situazione?? io non potevo far pulizia delle mie cose perchè LEI le voleva vedere li, belle in ordine come se io dovessi tornare da scuola da un momento all'altro... ok
E' un comportamento abbastanza normale, che riscontro in molti miei clienti.
"Non posso eliminare il lavoretto che mio figlio ha fatto in terza elementare per la feste della mamma perchè gli farei un torto...!"
Ma lo avete chiesto a vostro figlio? avete chiesto cosa ne pensa, se a lui importa qualcosa di quel lavoretto?
Pensate davvero che vostro figlio misuri il vostro amore dal numero di lavoretti che conservate?
La risposta è ovviamente no.
La verità è che spesso e volentieri, i lavoretti, vestiti e oggetti appartenuti ai figli (soprattutto quelli teneri dell'infanzia), sono una coperta di Linus rassicurante per il genitore, come se conservando quel lavoretto il figlio non se ne fosse mai davvero andato di casa... Il mio consiglio è di confrontarvi con lui/lei e decidere insieme cosa fare.
Tranquillizzatevi sul fattore ricordo: anche se eliminate l'oggetto in questione il ricordo permane indelebile!
Se al contrario, come mi è capitato poco tempo fa, vostro figlio se n'è andato da diverso tempo di casa e pretende di mantenere sue cose a casa vostra (di solito, quando mi capitano questi casi
si tratta per lo più di pigrizia e mancanza di voglia di impegnarsi nel decluttering, più che di reale interesse per ciò che si è lasciato a casa dai genitori), chiedetegli invece di
responsabilizzarsi verso di esse: DEVE venirsele a prendere e decidere cosa farne.
Se serve minacciate con una scadenza: se entro il giorno x non l'avrai fatto darò tutto in beneficenza!
Spoiler: come è andata a finire?
I miei si sono presi l'incarico di buttare (o donare ad associazioni di beneficenza) tutto ciò che avevo eliminato.
Da quello che so, hanno però prima passato in rassegna tutti i sacchi che avevo fatto e qualcosa è fuoriuscito, tornato al suo posto o preso da loro o da mia sorella... ARGH!!!!
Mia madre però alla fine è stata contenta perchè si è liberato un sacco di spazio e ha potuto far sue ante del mio ex armadio...
Praticamente, sono i miei clienti più fallimentari!